Come diventare volontario O.V.U.S.

  • Ovus Pubblica Assistenza

O.V.U.S. Pubblica Assistenza Onlus è molto più di un’associazione di volontariato, è vera e propria famiglia, un mondo giovane e dinamico in cui progetti e sogni si intrecciano da sempre.

Le numerose attività dell’associazione offrono a tutti la possibilità di avvicinarsi al Volontariato: non soltanto servizi sanitari, sociale, protezione civile, truccatori/simulatori e cinofila ma anche organizzazione eventi, gestione di iniziative di carattere sociale e molto altro.
Chiunque, indipendentemente dal suo percorso di studi, può condividere valori e progetti di O.V.U.S. Pubblica Assistenza Onlus.

O.V.U.S. Pubblica Assistenza Onlus apre le sue porte a cittadini volontari di ogni età e provenienza, servizi, attività, assistenze e molto altro attendono coloro che desiderano vivere da vicino il mondo del volontariato e lo spirito associativo.
Corsi di aggiornamento, approfondimenti specifici e incontri periodici la figura del Volontario Soccorritore di O.V.U.S. Onlus preparata e professionale.

Per aderire alla nostra associazione bastano pochi semplici passi.
Prima di tutto ti chiediamo di compilare i moduli sotto e di inviarli a info@ovus.org:

1- Domanda di iscrizione all’associazione;
2- Dichiarazione di gratuità del servizio prestato;
3- Liberatoria trattamento dei dati personali;

Se vuoi diventare volontario soccorritore (sanitario)
O.V.U.S. Pubblica Assistenza Onlus ti offre la possibilità di partecipare al “Corso di 122 Ore Gratuito per Soccorritori Volontari”, organizzato periodicamente (di norma ad ottobre) presso le nostre sedi, con esame finale e certificazione. (corso base di 42 ore + corso avanzato di 80 ore)

Il corso viene tenuto da medici, infermieri e dagli istruttori interni dell’ O.V.U.S. Pubblica Assistenza Onlus.

I temi trattati all’interno del corso sono:

  • tecniche del soccorso
  • uso di presidi sanitari presenti sui mezzi di soccorso
  • applicazione dei protocolli operativi secondo le linee guida imposte dal servizio sanitario

Nella fase finale del percorso formativo ogni partecipante verrà affiancato in uscita sui mezzi di soccorso base e avanzato da un tutor interno di O.V.U.S. Pubblica Assistenza Onlus.

Il superamento dell’esame è condizione essenziale per diventare “Soccorritore Volontario” e svolgere servizi in ambulanza.

Se vuoi diventare volontario soccorritore (protezione civile e/o cinofilo)

O.V.U.S. Pubblica Assistenza Onlus ti offre la possibilità di partecipare al “Corso di 40 Ore Gratuito per Soccorritori Volontari”, organizzato periodicamente (di norma a Gennaio) presso le nostre sedi, con esame finale da tenersi presso la Regione Umbria – Servizio Protezione Civile.

Una volta superato tale esame il volontario a sua scelta potrà entrare a far parte anche della sezione cinofila (requisito fondamentale è possedere un cane) a questo punto dovrà frequentare un ulteriore corso di formazione.

Hai competenze specifiche in ambiti diversi dal primo soccorso e dalla protezione civile?
Se operi in un settore specifico e desideri mettere le tue competenze o talenti a disposizione di O.V.U.S. Pubblica Assistenza Onlus, potrai facilmente avvicinarti all’associazione prestando servizio come volontario.
Numerosi sono i progetti di O.V.U.S. Pubblica Assistenza Onlus per i quali non è richiesta la qualifica di Soccorritore Volontario: dall’allestimento di nuove sedi e postazioni operative, all’organizzazione di eventi, dalla gestione di iniziative di carattere sociale ad attività di foundraising, gestione segreteria, amministrazione ed altro.

Essere Volontario
Volontario è chi mette a disposizione dell’altro le proprie energie, i propri sentimenti ed il proprio tempo.
Questo “donarsi” oltre che costruire un ottimo movimento di crescita personale, diventa occasione di accumulare maggior esperienza di vita per poi aiutare gli altri con competenza acquisita.
Spesso nasce in noi un desiderio di solidarietà che incida nella società, per cui ricerchiamo un impegno costante ed organizzato in qualche gruppo od associazione.
Ma non sempre lo slancio verso l’altro proviene da un’intima generosità; a volte può essere una forma di protagonismo, magari anche di una certa elite sociale, a volte un modo di propaganda personale o di devozionismo religioso e a volte un trampolino di lancio per un lavoro remunerato. Un forte altruismo spesso non e’ accompagnato dalla sicurezza di ciò che si cerca e ciò che si può dare.
Da qui la necessità di chiarirci le motivazioni del nostro impegno sociale.

Ci sono quattro componenti che nutrono il mondo delle motivazioni.

  1. Sociologiche: C’è un desiderio naturale d’espandersi, uscendo dal proprio mondo ristretto. La relazione con gli altri e il contatto con mondi diversi diventano occasioni per la propria crescita. Si nutre positivamente il “bisogno di appartenenza” ad un gruppo con precisa identità, alimentando il senso della valorizzazione personale con la stima e l’apprezzamento degli altri.
  2. Psicologiche: Si dà un significato positivo alla vita che diventa utile per altre vite. C’è un incremento della fiducia in se stessi in quanto possessori di un qualcosa da offrire. L’incontro con l’altro in situazioni di emergenza stimola il processo di auto comprensione, con l’accettazione della propria povertà umana riconoscendo i propri limiti.
  3. Pedagogiche: L’esperienza della vita è maestra se accompagnata da una buona riflessione. Proprio da coloro che noi soccorriamo spesso riceviamo squisite lezioni di vita, di come pazientemente affrontare il dolore. Inoltre le situazioni difficili che si incontrano stimolano la creatività ed il confronto col gruppo alimenta la coscienza autocritica.
  4. Spirituali: Per il credente esiste una forte energia interna che spinge ad essere fedele all’insegnamento di Cristo d’amarci come fratelli. E’ la grazia di Dio; ossia una forza che proviene da Dio stesso per far fruttare al meglio le doti originali di ciascuno di noi.Tutte queste motivazioni sono positive perché fanno uscire dal proprio mondo e spingono ad agire nella disponibilità all’altro.

Bisogna comunque prestare attenzione ad alcuni pericoli concreti:

  • Dilettantismo: Fare le cose pressappoco e con scarsa competenza è segno di non rispetto della vita.
  • Individualismo: Chi non collabora, non rispettando le regole danneggia l’associazione e il servizio.
  • Protagonismo: Credere fermamente che “il nostro meglio” è sempre piccola cosa rispetto ai bisogni sociali.
  • Tecnicismo: Fare le cose freddamente non consente il risultato di un rassicurante calore umano.

Il volontario, per evitare pericoli e fallimenti, deve iniziare a coltivare virtù, caratteristiche che rendono il suo servizio fecondo e incisivo. Ne elenco alcune come di una sorta di decalogo:

  • Attenzione: La si esprime attraverso la personalizzazione del rapporto e l’arte dell’osservazione, focalizzando, così, sia il soggetto del nostro operare sia il suo reale bisogno.
  • Calore umano: E’ l’energia effettiva che si indirizza verso l’altro. In un mondo anonimo, una presenza rispettosa, una stretta di mano od un sorriso parlano più di mille parole.
  • Ascolto: E’ l’accoglienza del vissuto dell’altro. L’arte dell’ascolto è difficile; siamo portati a parlare e ad offrire soluzioni… ma è più importante dar spazio a sfoghi di svariate tensioni.
  • Comprensione: E’ l’empatia collegata alla capacità di vedere la vita dalla prospettiva dell’altro e di entrare nella sua ottica. Si tratta di capire o di instaurare una falsa relazione.
  • Discrezione: Ci si muove sempre con scioltezza e tatto gentile, senza essere invadenti e rispettando le confidenze ricevute. La disponibilità non gradisce baccano, confusione e pubblicità.
  • Umiltà: E’ il sano realismo e l’accettazione dei nostri limiti senza illuderci con false aspettative di poter fare chissà cosa: siamo tutti compagni sullo stesso difficile cammino.
  • Rispetto: L’altro si accetta cosi com’è: con le sue scelte di vita a volte palesemente errate. Il non giudicare è ridare dignità all’altro.
  • Perseveranza: Ogni giorno ha il suo repertorio di ostacoli, disappunti e contrattempi. Non si può crescere senza soffrire per cui necessitiamo di coraggio e disciplina.

Coltivarsi in queste virtù fa si che lo scoraggiamento possibile che sfocia nell’umana domanda “chi me lo fa fare?” non predomini e vinca la nostra buona volontà. All’origine della nostra opera di solidarietà c’è sempre un atto volontario. Esso è una spinta, un impulso che ci fa muovere verso l’altro per aiutarlo. Nessuno ci obbliga: è una libera scelta e quindi un libero associazionismo.
Se questa azione volontaria di servizio sociale umanitario, noi vogliamo attuarla in una associazione strutturata, cosa ci si impone di fatto? Volontariamente ci si sottopone agli scopi e alle regole dell’associazione stessa!
Questa volontaria adesione non intacca la convinzione che la nostra libertà sta alla base di tutto. Scegliere è un atto libero ma nello stesso tempo quando si è scelto significa che rinunciamo alle cose per cui non abbiamo optato.
In secondo luogo rimane radicata la certezza che organizzati ed uniti ad altri che sentono lo stesso desiderio e condividono lo stesso scopo si incide meglio nella società, con maggior competenza e possibilità di raggiungere più persone.
Se esiste questo rapporto Volontario-Associazione, allora esso diventerà una forma di collaborazione che porterà frutti d’un intenso lavoro, che sarà gratificante per ambo le parti e risulterà maturante per il volontario.

Volontariato (testimonianza “Essere Volontario”)
«Da ormai quindici anni svolgo l’attività di soccorritore a bordo di ambulanze, quindi di duro lavoro e pesanti sacrifici, ma questa vita fa ormai parte di me, e continuerò a farla fino a quando le forze me lo permetteranno.

Cosa significhi essere volontario non sono molti a saperlo, pochi conoscono i problemi che quotidianamente queste persone affrontano, quali siano i disagi e i rischi a cui si espongono, ed il loro solo ed unico intendimento è quello di alleviare, anche solo per un breve momento, la sofferenza di tutti coloro che hanno bisogno di aiuto.

Le associazioni nelle quali espleto il mio servizio si sostengono solo ed esclusivamente con il contributo dei cittadini, infatti il ricavato del pagamento dei servizi non copre minimamente i costi di gestione, e per questo siamo costretti, tra le altre cose, ad andare in giro a chiedere l’elemosina per poter rastrellare i fondi. Quante umiliazioni, quanti rifiuti, quante occhiate maligne dalla gente, stufa di essere importunata! “Siete sempre a chiedere soldi”, questa è la risposta tipo alle nostre richieste, ma poi la stessa gente in altre circostanze è pronta a supplicarti di correre, fare presto perché il loro bambino o un loro genitore sta male ed ha bisogno di un medico, oppure a lamentarsi perché si e’ arrivati tardi: “E’ più di venti minuti che vi ho chiamati, dove siete stati finora?”

Forse siamo arrivati tardi perché impegnati a far partire un’ambulanza ormai vecchia ma che deve andare avanti dato che non esiste la possibilità di comprarne una nuova, o forse perché siamo partiti dall’altra parte della città dove avevamo appena finito di soccorrere qualcun altro visto che di ambulanze ce ne sono troppo poche per il reale fabbisogno e quindi spartirsi quelle che ci sono, o forse siamo arrivati tardi perché dopo il decimo servizio di notte le idee non sono più chiare, ma lo devono diventare per forza, anche perché poi alla mattina ci aspetta una giornata di lavoro.

Ma poi le cose brutte si dimenticano e rimangono in mente solo quelle belle, per esempio lo sguardo di una vecchietta, che senza parlare ti ringrazia perché le fai un sorriso o le hai asciugato il sudore dalla fronte; o la stretta di mano di un medico di un qualsiasi pronto soccorso che si congratula dicendoti “bravi, se non fosse stato per voi sarebbe sicuramente morto”, o semplicemente lo sguardo compiaciuto della tua immagine allo specchio che ti ricorda che quello che fai aiuta il mondo ad essere migliore, e che è falso dire che non esiste più amore, come qualcuno sostiene.

Grazie a queste esperienze, sono riuscito a crescere dentro, a migliorare la mia coscienza di uomo, solo attraverso la sofferenza degli altri ho capito quanto sia importante la vita, ho capito cosa significa la disperazione, la rabbia, la paura, la rassegnazione, ho sentito storie incredibili, ho assistito a situazioni che molta gente vede solo nei film, e tutto si è impresso nella mia mente come sulla roccia, e nulla al mondo potrà mai farmelo dimenticare.

Il mondo ha bisogno di noi, c’è tanta gente che soffre, che è sola; oggi la solidarietà non è più facoltativa, ma è un preciso obbligo per tutti, e non c’è bisogno di andare in Brasile o in Africa per aiutare la gente, c’è tanta disperazione in ogni angolo della nostra città, solo che il nostro egoismo, la nostra superficialità non ci danno la possibilità di vederla, e così andiamo avanti, giorno dopo giorno, insieme al nostro nulla.

Sembra tutto così bello dal di fuori, corriamo sempre più forte perdendo ogni giorno di più il significato della nostra vita, fino a quando questa ci sbatte davanti la vera realtà, ed allora il cielo ci crolla addosso e ci schiaccia con tutto il suo enorme peso.
Con le mie braccia ho tenuto bambini mentre esalavano l’ultimo respiro, e mentre guardavo la mamma che impazziva dal dolore, pregavo il Signore che mi facesse sparire da lì, per non morire, per non impazzire anch’io. Ho visto giovani finire la loro vita lungo le autostrade, tra le lamiere contorte di automobili, oppure nei parchi di notte sopra una gelida panchina stroncati dalla droga.

Poi, dopo il servizio tornavo alla mia vita, con i suoi problemi, con i suoi ostacoli, ed allora mi rendevo conto di quanto piccoli fossero in confronto a quello che avevo appena visto.
Così sono riuscito a capire tante cose, al punto d’uscire dal torpore che fino a quel momento mi aveva attanagliato, liberandomi dalla stretta che mi aveva impedito di essere ciò che ero, ribellandomi così ad uno stile di vita che forgia, giorno dopo giorno, catene di solido acciaio ricoperto di sottilissime lamine d’oro, che neanche la fiamma della pietà sembra riuscire a scalfire.»

(Davide Romano, I colori delle ombre, 1998 Joppolo Editore, Milano)

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